venerdì 26 novembre 2010

Nuovo percorso Maratona di Firenze (OTTAVA E ULTIMA PARTE)

Prima parte
Settima parte

Siamo arrivati alla stretta finale, i chilometri più duri e più belli. L'anno scorso li si affrontava uscendo dal Parco delle Cascine e si accoglieva Via Montebello, in verità abbastanza anonima rispetto a quello che verrà, come fosse la concretizzazione di Shangri-la. Quest'anno siamo reduci da un'ennesima inversione a U in piazzale di Porta al Prato.
Qui esco un attimo dal tracciato: non posso non mettere uno spezzone dell'episodio fiorentino di Paisà di Roberto Rossellini, ambientato in Via Solferino, praticamente dietro l'angolo.





 A metà Via Montebello si svolta a destra nella breve Via Curtatone, in corrispondenza della facoltà di Economia dell'Università; da qui una svolta a sinistra ci riporta sui LUNGARNI. Questo tratto è addirittura dotato di pista ciclabile, purtroppo a Firenze ancora una relativa rarità.
Lungarno Vespucci e l'omonimo Ponte che unisce il Lungarno a Lungarno Soderini sono ovviamente dedicati a uno degli abitanti più illustri della zona di Ognissanti, Amerigo Vespucci. Il Ponte è piuttosto recente, costruito nel dopoguerra per il cinquecentenario della nascita del navigatore.
Qui a fianco, la vista che si gode dallo sbocco di Via Curtatone sul Lungarno, con in evidenza la chiesa del Cestello.

Lungarno Corsini

Si continua il Lungarno fino al successivo Ponte Nuovo, il già visto Ponte alla Carraia, incontrando di nuovo Piazza Ognissanti e, di fronte al ponte, Piazza Goldoni col flusso contrario del gruppo con runners che stavolta vanno più piano di noi (o perlomeno, così è stato fino a ora, ma manca ancora molto visto che finisce qui il trentottesimo chilometro). A Ponte Nuovo segue Lungarno Corsini, una delle cosiddette passeggiate eleganti della città, con la carreggiata caratteristicamente a schiena d'asino, quindi da affrontare al centro. Il concetto di passeggiata mi sta lì dove starebbe un condom ma i palazzi di questa via son proprio belli, a cominciare da Palazzo Corsini, per proseguire con i due palazzi della famiglia storica Gianfigliazzi, cui sono legati pezzi importanti della letteratura italiana. Nel primo che si incontra, al numero 4, abitò Alessandro Manzoni quando venne a risciacquare i panni in Arno, mentre nel secondo, al numero 2, l'autore dell'attualissimo Della Tirannide, Vittorio Alfieri visse parte della sua travagliata storia d'amore con Luisa d'Albany.
Si arriva così al ponte non più famoso ma più bello di Firenze, nonostante la fama di Ponte Vecchio e a dispetto del nome: Ponte Santa Trinita.
Il ponte da Lungarno Corsini


Terzo ponte di Firenze in ordine di costruzione (1252), è stato più volte distrutto, prima dalle alluvioni e poi, il 4 agosto 1944, dai nazisti in ritirata; è stato ricostruito nel 1958. Nella foto a destra, l'imbocco da Lungarno Corsini, col suo fondo sconnesso. Sullo sfondo, Ponte Vecchio. Alla nostra sinistra sta Piazza Santa Trinita col Palazzo Spini Feroni e l'imbocco di Via Tornabuoni. Sull'angolo, la statua della Primavera, di Pietro Francavilla. Ai quattro angoli stanno infatti statue rappresentanti le quattro stagioni; completano il quartetto l'Estate, di Giovanni Caccini, posta a fianco della Primavera e Autunno (sempre del Caccini) e Inverno (di Taddeo Landini) poste sull'altro lato dell'Arno. Dopo la distruzione del '44, le statue vennero ripescate in Arno, intatte tranne la testa della Primavera, che venne ritovata nel 1961.
                                                             
Saliti sul ponte, voltandosi a sinistra l'immagine che ci si propone è quella di Ponte Vecchio, qui sopra. Nella foto a destra, le "sporgenze" triangolari (esisterà sicuramente un termine tecnico, ma boh) dei piloni, presenti anche in quelli di Ponte alla Carraia. C'è una ragazza a sedere sopra, vedete? Ecco, alzi la mano chi a Firenze non c'è mai salito, magari briaco la sera (io le alzo tutt'e due).
Passato l'Arno, eccoci in Piazza de' Frescobaldi. Sull'angolo di sinistra, il "palazzo della missione", già palazzo Frescobaldi, che oggi ospita il Liceo Classico Machiavelli. Qui un bel documento (basta notare gli autori) di una bella azione antifascista legata a questo palazzo.
Dalla piazzetta si svolta secco a sinistra per entrare nel tratto più angusto dell'intero tracciato, Borgo San Jacopo. Nella foto il punto di accesso della via, con sull'angolo la Fontana dello Sprone del Buontalenti.
Torre dei Ramaglianti, una
delle 6 poste in Borgo S. Jacopo

Caratteristica del Borgo sono le numerose Torri medievali che si alternano agli edifici moderni, frutto della ricostruzione del dopoguerra.


   
Il "Bacchino" del Giambologna
Torre dei Rossi-Cerchi
Non si può imboccare Ponte Vecchio senza prima parlare di un posto che si trova pochi metri dietro Borgo San Jacopo. Si tratta di Piazza della Passera, luogo di fervente attività culturale. Nota anche come Canto ai Leoni, nel 2005 ha visto riconosciuto ufficialmente il suo nomignolo (la cui origine deriva probabilmente dall'antica presenza qui di un bordello). E chi non sa cosa sia la passera a Firenze, consideri la forma triangolare della piazza.


Lasciando Borgo San Jacopo, diamo un ultimo sguardo alla nostra destra dove troviamo l'ultima torre, quella dei Rossi-Cerchi, che ospita in una nicchia alla sua base il Bacco del Giambologna.
E saliamoci finalmente, su Ponte Vecchio. Diciamo subito che siamo nel punto dove l'Arno è più stretto, e quindi sul ponte più corto della città. E' l'unico ponte di epoca romana, risalente addirittura al I secolo. Danneggiato da molte alluvioni, devastato e ricostruito dopo quella del 1333, è l'unico scampato alla furia dei nazisti in ritirata. Qui e qui qualche notiziola sui cambiamenti del ponte attraverso la storia di Firenze, anche se avere la storia del Varchi a disposizione sarebbe meglio.
Vediamolo piuttosto dal punto di vista soggettivo dei corridori. La curvatura non è indifferente, il fondo è pessimo. Due ali di botteghe di orafi ci affiancano. Non suona bene, eh? ma non disperiamo. Al centro, sui due lati due piccole terrazze, su quella a ovest un busto di Benvenuto Cellini.


Sul ponte anticamente stava una statua dedicata a Marte, suo primo patrono, la quale fu prima gettata in Arno quando il patrono fu mutato in Giovanni battista, e poi ripescata e rimessa al suo posto quando Firenze fu devastata da Attila, suscitando le ire della chiesa.
Ce lo testimonia Dante in Inferno, canto XIII, vv. 139-151, dialogo con un fiorentino suicida.

   Ed elli a noi: «O anime che giunte 
siete a veder lo strazio disonesto 
c'ha le mie fronde sì da me disgiunte,
raccoglietele al piè del tristo cesto. 
I' fui de la città che nel Batista 
mutò 'l primo padrone; ond' ei per questo
sempre con l'arte sua la farà trista; 
e se non fosse che 'n sul passo d'Arno 
rimane ancor di lui alcuna vista,
que' cittadin che poi la rifondarno 
sovra 'l cener che d'Attila rimase, 
avrebber fatto lavorare indarno.
Io fei gibetto a me de le mie case».

E' sul lato est, a sovrastare le botteghe, che si ammira una delle più belle creazioni di Firenze, il Corridoio Vasariano che collega Palazzo Vecchio a Palazzo Pitti attraverso gli Uffizi, Lungarno degli Archibusieri, Ponte Vecchio e con vari escamotage attraversa tutta l'attuale via dei Guicciardini. 

Quando si esce dal ponte è ormai concluso il trentanovesimo chilometro. Voltandosi a destra godiamo di un meraviglioso scorcio sul Lungarno degli Archibusieri, col Corridoio Vasariano che lo attraversa per portarsi dagli Uffizi verso Ponte Vecchio.



Da qui in poi la gente aiuta davvero, l'anno scorso era veramente tanta. Come già ripetuto, quello che non aiuta è il fondo stradale. Si entra in Via Por Santa Maria, antichissima ma devastata dalle mine tedesche nel '44 e quasi interamente ricostruita; sono superstiti solo 3 delle molte torri che contraddistinguevano la via. Giunti di fronte alla Loggia del Mercato Nuovo col caratteristico Porcellino si svolta a destra in Via Vacchereccia (nel punto dove si trovava l'antica Porta Santa Maria) e in poche decine di metri siamo in Piazza della Signoria, da sempre il cuore politico di Firenze.
Ok, anche qui ce ne sarebbe da dire per ore. Diciamo che della piazza vedremo ben poco, perché si svolta subito a sinistra costeggiandone il lato ovest. Ma il passaggio da qui è uno dei momenti più emozionanti della corsa. O almeno, per me l'anno scorso è stato così, ma forse si trattava della consapevolezza che stavo per chiudere la mia prima maratona.
Palazzo Vecchio da Via Vacchereccia
In ogni caso, imboccando Via Vacchereccia si è subito colpiti dalla facciata di Palazzo Vecchio (e qui, la storia e la descrizione uno se la legge o ancor meglio se può se lo visita invece di far le vasche in Via Calzaiuoli), che nella sua storia di sette secoli ha ospitato i Medici (fino al 1565, poi Cosimo I se ne andò a Palazzo Pitti), il parlamento italiano,  e oggi il sindaco. Aggiungo solo che il Museo di Palazzo Vecchio fa parte del complesso dei Musei Civici Fiorentini, una di quelle cose che, come gli Uffizi o la Galleria e millanta altre, chi vive a Firenze ce l'ha in casa e un ci va mai, malidetti noi.
Il Corridoio esce da Palazzo Vecchio
Entrando in piazza, e guardando bene (e rapidamente!) alla destra di Palazzo Vecchio, si può vedere il Corridoio Vasariano che ne esce, passando sopra a Via della Ninna, per entrare negli Uffizi: perpendicolare a Via della Ninna e al Palazzo è infatti il Piazzale degli Uffizi.


Nel lato sud della piazza, a cui diamo immediatamente le spalle, sta la Loggia della Signoria o Loggia dei Lanzi,nata a fine trecento per ospitare le cerimonie ufficiali della Repubblica fiorentina; col nascere del Granducato i Medici lo trasformarono in spazio espositivo commissionando alcune sculture, altre ne furono aggiunte in seguito. Fra queste, due sono i capolavori assoluti: il Perseo con testa di Medusa di Benvenuto Cellini e il Ratto delle Sabine del Giambologna.                   
Il Ratto delle Sabine
Il Perseo


















Completano la descrizione essenziale della piazza la statue disposte sull'Arengario o ringhiera, il piano rialzato antistante l'ingresso principale di Palazzo Vecchio: Ercole e Caco di Baccio Bandinelli, la copia del David di Michelangelo il cui originale  è nella Galleria dell'Accademia, le copie del Marzocco e del Giuditta e Oloferne di Donatello, i cui originali sono al museo del Bargello, la Fontana del Nettuno di Bartolomeo Ammannati (chiamata in città ironicamente i' Biancone).
Verso il centro della piazza si trova invece la Statua equestre di Cosimo I del Giambologna.


Sotto i Medici la piazza era anche sede di tutte le feste e le celebrazioni, e anche purtroppo delle pubbliche esecuzioni, ad esempio quella di Girolamo Savonarola, il 23 maggio 1498.
Negli ultimi anni ha invece assistito a "riunioni" di ben altro spessore, ad esempio questa, impagabile.





Abbandoniamo ora finalmente la piazza, non prima di aver rivolto una sonante pernacchia a un'altro spacciatore di caffèi a diecieuri per i gonzi, Rivoire che sta nella direzione di Via dei Calzaiuoli che imbocchiamo cercando vanamente di evitare i crateri che la caratterizzano. La caratteristica della strada è l'intenso traffico di pedoni a qualsiasi ora. C'è pieno anche di negozi, è con Via Tornabuoni il simbolo del declino della "Firenze bottegaia". Il 28 novembre, i pedoni passeranno di corsa a partire dalle 11 e fin dopo le 14. Due gli edifici più significativi: la particolarissima chiesa di Orsanmichele, con i caratteristici 14 tabernacoli posti al livello stradale con statue di santi di Donatello e Lorenzo Ghiberti tra gli altri; e la Loggia del Bigallo nell'angolo con Piazza San Giovanni.
    Si esce da Via Calzaiuoli e si entra in Piazza del Duomo. Ecco la vista che ci si para di fronte, col Campanile di Giotto e la cattedrale di Santa Maria del Fiore:


... e magari trovare un cielo così.
Il sito dove si trova la piazza era inizialmente al di fuori dalla cerchia di mura (era cioè fuori dal castrum, come s'è visto); la seconda cerchia lo inglobò per la nascita del Battistero e il conseguente spostamento dell'attività religiosa al di fuori del castrum. Il Progetto del Duomo, su incarico della Signoria, è di Arnolfo di Cambio; vi lavorarono poi Giotto e Filippo Brunelleschi, che realizzò la più grande cupola in muratura del mondo.
Nel giorno di Pasqua in piazza del Duomo si tiene una manifestazione folkloristica molto nota, lo scoppio del carro (i' Brindellone, com'è chiamato in città). Qui la storia e il significato, e qui un video dell'edizione dello scorso anno.
Si percorre il lato sud della Piazza. Con questa vista (spero di rendermene conto, non come a Roma quest'anno che ho attraversato piazza di Spagna senza accorgermene! si era al trentottesimo...):




Oltrepassato il Duomo si svolta a destra, mentre terminiamo il quarantesimo chilometro, in Via del Proconsolo. Inizia qui la lunga volata verso l'arrivo. Migliora finalmente il fondo stradale e questo aiuterà non poco. Soprattutto finisce il momento più difficile, anche chi è in crisi, vedendo il "4" nel cartello che indica il chilometraggio, ritrova energie insperate (o meglio, raschia il barile...)
Palazzo del bargello
Il nome "Proconsolo" deriva da quello del capo dell'Arte dei giudici e dei notai,che risiedeva nel palazzo attualmente al numero 6. Nella via troviamo almeno 3 gioielli autentici: al numero 10, il bellissimo Palazzo Pazzi, appartenuto alla famiglia acerrima nemica dei Medici; al numero 12, il Palazzo Nonfinito, sede della sezione Antropologia ed Etnologia del Museo di Storia Naturale dell'Università di Firenze; e soprattutto al numero 4 il Museo del Bargello.
Alcune delle meraviglie conservate al Bargello: opere di Michelangelo (il Bacco, il David-Apollo, il Ritratto di Bruto, il Tondo Pitti), di Donatello (i due David, marmoreo e bronzeo, il Marzocco, il San Giorgio), e poi del Cellini, del Giambologna, dei Della Robbia per citarne solo alcuni.
Si intravede già il tribunale di Piazza San Firenze, ed è come se un giudizio stesse per essere emesso. Lo si evita però, svoltando a sinistra in Via Ghibellina. Questo lungo rettilineo di circa un chilometro offre un'ultima, dura prova a tutti, se ne vede la fine ma questa sembra non arrivare mai. Ci sono un sacco di cose interessanti in questa via e dintorni, ma sfido chiunque ad accorgersene, non c'è neanche il modo di distrarsi e guardare il programma del Teatro Verdi. L'unica cosa che si può fare è mettere un piede avanti all'altro nel miglior modo possibile, e mentre si conclude il quarantunesimo chilometro, ascoltare il frastuono proveniente dall'arrivo che dista un centinaio di metri in linea d'aria., alla nostra destra.
Biblioteca Nazionale
Finalmente arriva la fine della via, pure in leggera salita. Mancano poche centinaia di metri. Mentre svoltiamo a destra in Viale Giovine Italia, forse tanta altra gente sta per entrare in centro, di fronte a noi, da Viale Duca degli Abruzzi. Forza ragazzi e ragazze. Si arriva in Piazza Piave, il tempo di ricordarsi che qui finivano le mura ed est della città (c'è ancora la Torre della Zecca Vecchia a testimoniarlo) che si completa l'inversione girando a destra in Lungarno della Zecca Vecchia. Alla nostra sinistra i container del deposito borse, dove la giornata era iniziata ore prima. Oltre questi, oltre l'Arno, lo sguardo si perde su, su verso Piazzale Michelangelo. Davanti a noi, comunque la si veda, una piccola grande impresa. Siamo al termine del quarantaduesimo chilometro, in Piazza dei Cavalleggeri, ed è un peccato non dedicare maggiore attenzione alla biblioteca più grande d'Italia e tra le maggiori europee, la Biblioteca Nazionale Centrale. Magari ci torneremo, ma ora infiliamoci brevemente in Corso dei Tintori, e da qui in Via Magliabechi.
Si entra in piazza. Questo il profilo della Basilica di Santa Croce che ci si staglia di fronte. E' il luogo dove sono sepolti l'Alfieri, il Foscolo, Michelangelo, e tanti altri, ma questo oggi poco importa. Torneremo a visitarla, come la piazza che è un gioiello e che oggi è trasfigurata. Perchè girando a sinistra appena entrati in Piazza Santa Croce, l'arrivo è finalmente davanti a noi.
Tagliamo il traguardo.
Per ciascuno di noi, questo significherà qualcosa, ognuno nel suo piccolo/grande. 
Chiudiamo con un video beneagurante.    
La lunga processione degli arrivi, edizione 2007. Questi sono i primi, coi successivi 25 circa si coprono tutti i partecipanti.
Buona corsa!






9 commenti:

  1. Bella ste... Grazie per questi post. A demain!

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  2. Che bella Firenze, voglio tornarci ora... con la mia nuova reflex! :)

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  3. In bocca al lupissimo...
    MA QUANDO M'INVITATE A VIVERE A FIRENZE?
    Io sono timida ho bisogno di robe ufficiali :)

    OT
    Ti ho commentato da FlannY..oddio..scritto così fa molto Tiffany ahahah!

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  4. mi sto stampando questa guida bellissima per il mio prossimo giro a Firenze....'mmazza quanto sei bravo a far tutti i colelgamenti storici e/o geografici/artistici...:D

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  5. azz, alla faccia della lonelyplanet!

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  6. Tutti a Firenze, forza.
    Karim vabbè arriva domani, yogi preferisce Pisa...
    Maraptica, con la reflex non posso proprio competere...:(
    Grace, timidissima Grace... vaìa vai bischera! autoinvitati pure, t'aspetto.
    Chica, mammamiagrazie!! ;)

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  7. solo perchè a FI son già stato! ma chissà.....

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  8. Adoro Firenze e adoro correre che belloooooooooooooo!!!!!!!!!!!!!!!

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