lunedì 31 gennaio 2011

Nessun dorma...

... soprattutto io, perché la sveglia suona alle sei di una domenica mattina dopo una notte insonne passata a estrarre un giacimento di muco nasale che neanche il mio naso avesse vita propria, o fosse la House of Leaves.
E dove vuoi andare una domenica mattina che cade misticamente in un giorno libero, gocciolante come un lama e con la gola color vomitodibriao, se non a fare una bella mezza maratona?
A questo giro un migliaio di persone è ospite di un grande italiano. E mai la parola ospite fu usata più appropriatamente, visto che il paese di Torre del Lago deve la sua fama proprio al grande Giacomo Puccini, che vi si trasferì da Lucca nel 1891 e lo elesse a suo rifugio, componendovi la maggior parte dei suoi capolavori. Così Puccini descriveva il borgo:
"Gaudio supremo, paradiso, eden, empireo, «turris eburnea», «vas spirituale», reggia... abitanti 120, 12 case. Paese tranquillo, con macchie splendide fino al mare, popolate di daini, cignali (sì, proprio CIGNALI), lepri, conigli, fagiani, beccacce, merli, fringuelli e passere (scopaiole?). Padule immenso. Tramonti lussuruosi e straordinari. Aria maccherona d'estate, splendida di primavera e di autunno. Vento dominante, di estate il maestrale, d'inverno il grecale o il libeccio. Oltre i 120 abitanti sopradetti, i canali navigabili e le troglodite capanne di falasco, ci sono diverse folaghe, fischioni, tuffetti e mestoloni, certo più intelligenti degli abitanti, perché difficili ad accostarsi".
Ed è proprio il vento da nord-est a caratterizzare la gara, risparmiata per quasi tutta la durata da una pioggia che invece sembrava inevitabile. Vento gelido che si è fatto sentire, contrario abbestia, soprattutto negli ultimi 5 chilometri.
Che gelida manina....
La partenza è sullo sfondo del Lago di Massaciuccoli, famoso - guarda un po' - per aver ospitato le battute di caccia del maestro; sulla riva sorge il Belvedere Puccini (tu guarda le omonimie) con Villa Puccini, oggi Museo Villa Puccini
Inspiegabilmente alle dieci in punto partono le note dell'Inno di Mameli (boh) e a seguire finalmente il Nessun Dorma. 
Tu pure, o Principessa,
nella tua fredda stanza
guardi le stelle
che tremano d'amore e di
speranza...
Non c'è tempo di sentire il resto. Un bieco burocrate, assessore di non so che, sillaba un conto alla rovescia, finché.... gong! 
Chi quel gong percuoterà
apparire la vedrà.
[...] 
Dolci amanti, avanti, avanti!
Quando rangola il gong
gongola il boia.
Ed è certamente un vento boia che accoglie il gruppo. Nella prima parte è perlopiù trasversale, quindi sopportabile. Si percorre ammucchiati il viale principale, che con sforzo di fantasia chiameremo col suo nome, viale Giacomo Puccini, sul quale con un'ernia al cervello di fantasia degli urbanisti lucchesi si affacciano via Turandot, via Boheme, via Tosca.
Il frastuono del gruppo compatto è... celestiale. 
Ho udito i lesti
passi ed un fruscio di vesti...
Il percorso è raccontato di volata: una serie di estenuanti rettilinei, che un se ne vede la fine, prima sul viale Puccini, poi sul lunghissimo viale dei Tigli verso il porto di Viareggio, percorso nei due sensi: si ha il modo così di godersi il passaggio dei primi, anche se in queste gare il copione è più o meno sempre lo stesso: c'è il gruppetto dei keniani, poi viene il gruppetto dei marocchini con gli italiani più forti, poi noialtri brodi alla spicciolata. Il ritorno sul viale dei Tigli è in leggerissima, snervante salita. 
Vissi d'arte, vissi d'amore...
Concluso il viale siamo ormai al quattordicesimo chilometro. Si va verso il lungomare, e al sedicesimo il giro di boa introduce gli ultimi lunghissimi, infernali chilometri controvento.
Braveggia, urla! - T'affretta 
a palesarmi il fondo
dell'alma ria!
Va'! - Moribondo,
il capestro t'aspetta!
La mia gara: primi dieci chilometri ottimi, passaggio ai 5 in 19'21", ai 10 in 38'52". Tenuta sul tratto in leggera salita e passaggio ai 15 in 58'36". Da qui, coltello tra i denti fino all'arrivo con il ventunesimo in 3'49".
Alla fine 61° su 724 classificati in 1ora 23'13", media 3'56"/km.
Dilegua, o notte!

Ora febbricito, ma sono soddisfatto, perché è venuta una bella gara in condizioni difficili (ambientali) e precarie (mie). E perché lo sport è sempre una bella metafora della vita, si lotta e si vince con se stessi.
E un vedo l'ora di farne un'altra.
Tramontate, stelle.


Questo video e il pezzo c'entrano poco con la gara, tranne ovviamente il riferimento a Puccini, ma il pezzo è talmente bello che ce lo incastro lo stesso.


martedì 25 gennaio 2011

Liberiamoci del maiale!

Ora, vorrei subito precisare che io in cucina sto dall'altro lato del tavolo, sì insomma adoro mangiare, e mangiare bene, ma se si tratta di cucinare mi fa una fatica boia, pur adoperandomi a volte con profitto.
Aderisco però volentieri a un'iniziativa di due blog di cucina, che già tempo fa avevano  partecipato al "Metti un finocchio a cena" di Gaia contro l'omofobia.
Il banner della nuova iniziativa è questo:


Ecco i linchi ai blog promotori:
Si può facilmente immaginare che ci si fa qui promotori di una qualcerta malcelata ostilità verso i comportamenti con le donne del presdelcons. geom. pennellocinghiale. 
Si tratta quindi di pubblicare una ricettina avente il mondo dei suini come protagonista, onde esorcizzare la presenza del suo più indegno e lercio rappresentante ai massimi vertici delle istituzioni, e promuoverne la riconduzione a scaracchi nel suo habitat, il porcile dell'oblio.
Bando all'accidia, quindi, e andiamo a introdurre l'Arista flambata al Vov.
Si proceda obbligatoriamente così.

Si prenda un maiale (Sus Scrofa Domesticus) di mezzana grandezza e lo si insegua con una SiNca mille del '79 in discesa (ma in folle e lavorando adeguatamente di controsterzo) sulla provinciale da Lucolena verso Ponte agli Stolli. Rese così le sue carni dure asserpentate ma stoppose come quelle dell'anatra anziana, lo si ammazzi con l'inganno e lo si dimentichi una nottata nel bagagliajo. Procuratevi ora al mercato nero un flessibile con lama di praseodimio temperato che userete per ricavare un bel pezzo d'arista (si fa per dire) dalla carcassa dell'anymale.
E veniamo alla preparazione del condimento. In una marmitta da campo sbattete 42 òva cui unirete l'equivalente di un pacco di Macine da un chilo ma contenente grana grattugiato (o, se preferite, direttamente le Macine sbriciolate), du' belle manate di pinoli del 16, segatura quanto basta e un etto abbondante di lievito di birra. Cuocete l'impasto a 180 gradi per sei orette buone in una stufa a secco fattavi prestare dal più vicino laboratorio di Radiobiologia, quindi usate di nuovo il flessibile per ricavare nel MANUFATTO  così prodotto uno spazio delle dimensioni ESATTE della vostra superba arista.
Cullata dal vostro splendido condimento, cuocerete ora l'arista fino a che assumerà il colore del RIO DESTINO.
Eccovi pronti agli ultimi ritocchi: guarnirete il tutto con cocomero tagliato a dadini e spicchi d'aglio crudo stemperati nel caramel mou, e chi gli piace potrà aggiungere una fetta d'arancia al centro dell'arista, ma sia chiaro che qualcuno potrà considerarlo volgare.
Ed eccoci all'atto di andare in tavola: con un'innaffiatojo da ramato cospargete l'invidioso alimento con un mix di marsala e alcool a 90 gradi, cui darete fuoco ad assicurare un effetto flambé e il caratteristico odore del Vov per i quali mi rammenterete a lungo. 
Si consiglia di servire questo piatto ad una tavolata di porporati e vedove di generali.
Io nel frattempo me ne vo da Zocchi, via Bolognese, ristoratori dal 1783, per una cena tuttomaiale. Buon appetito.

PS: unicuique suum. Ricette in stile similare (ma molto meglio) le scriveva quindici-vent'anni fa l'immortale Sardelli sul Vernacoliere, questo va detto!


domenica 23 gennaio 2011

Aggiornamento allenamenti

Questa che si sta concludendo è stata una settimana pesante sotto tanti punti di vista, dalla situazione generale del paese fino al lavoro, dove ci sono colleghi che riescono a far sentire la loro ingombrante presenza anche mentre sono in ferie, segno evidente che c'è qualcosa di grosso da risolvere.
Per non farmi mancare nulla, decido di inserire un paio di allenamenti pro-mezza maratona di domenica prossima, che comunque non è l'obiettivo principale del periodo, quello sarà la Mezza del 20 febbraio (eh sì... la Maratona di Roma si sta allontanando dai miei pensieri [però... dalla Maratona di Roma alla Mezza Maratona di Scandicci... questo deve significare qualcosa, ma non so bene cosa]).
Giovedì 20: mi reco in riva all'Arno per l'allenamento, ma le troppe invocazioni al santopadreratzi devono aver trasformato il familiare rivo in Stige e Acheronte, perché va in scena un girone chiamato diecipermille (10x1000) che non vuol dire che hanno alzato l'aliquota che gira e rigira va in culo a noi e in tasca al santodicuisopra, ma son proprio dieci ripetute di 1 km con recupero di 1 minuto e 30, con un vento bastardo, 3 gradi centigradi e conseguente vestiario che ti rende come un palombaro goffo ma sgraziato.
Inzomma, un patire che 'un vi dico.














Insomma, per una gara di 10 km così ci metterei una firmetta subito. Ho tolto i recuperi, il ritmo doveva essere quello della Mezza meno dieci secondi, però boh, chi lo sapeva quale ritmo impostare come ritmo mezza! il rischio è di andare troppo dietro ai sogni e troppo poco dietro all'obiettività. A giudicare dal risultato, 3'50"/km sembrerebbe un ritmo pausibile al momento, e darebbe un risultato di 1 ora e 21, NIENTE MALE. Solo che alla fine ero mezzo morto.


Sabato 22: solita situazione, si aggiunge un'umidità degna del Bangladesh ma     il freddo mi fa pensare che Cocito non sia lontano. Riscaldamento lungo, soliti indumenti bloccagiunture e via per un 4x2000 a ritmo mezza con recupero di 1 km a ritmo mezza + 35 secondi (quindi, seguendo le indicazioni dell'allenamento precedente, 2000 a 3'50"/km e recupero sui 4'25"/km).
















Il primo 2000 forse troppo veloce, l'ultimo ero decisamente in crisi. In media ci siamo.
Oggi mi confermo eternamente distratto perché dovevo fare una ventina di chilometri in leggera progressione, e sono andato al parco delle Cascine senza GPS né altre diavolerie che potessero darmi un'idea dello scorrere del tempo, se non l'abbassarsi del sole sull'orizzonte. Pochissimi mòccoli, e via lo stesso, fatti circa 19 km e alla fine ero esausto, e ti credo, come si può fare tanti chilometri il giorno dopo un allenamento veloce. 
Ora al lavoro, e mi sa che non sarà una notte leggera.


venerdì 21 gennaio 2011

HAIKU per una settimana

(Haiku. Cliccare sui LINCHI, mi raccomando)

HAIKUlodiRuby

Noemi pupilla,
Io culo, un dettaglio:
Ano-atomico.



HAInKUloaiSoliti

FIA Tanto triste
vederli naufragare
nel Mar Chionne.


HAIKUorediPapi

Stringe il cu(ore)
veder Maiale baciar
Cane pastore.*

*(non è Alberto)


HAIKUlturaNegata

Vile censura
sta in libera terra?
No: dittatura.


HAIKUraBotox

Fatto da solo.
Lei, rifatta da sòla.


HAIKUant'èbBeato

Dittator vile
abbracciava. Sia fatto
Beato in Cile.*

*E giù le mani dal Primo Maggio, maledetti.


HAIKUloUmano

Con due spinelli
Pericolo lo stesso,
meno stronzate.

lunedì 17 gennaio 2011

Ora e sempre Resistenza...

... alla velocità.
Lo so, lo so, il titolo del post trae in inganno. Lo si capisce dall'etichetta.
Inganno fino a un certo punto però. 
Primo, perché se in questo paese oggi non c'è bisogno di una nuova Resistenza adeguata ai tempi (non certo armata, ma comunque intransigente e coraggiosa) io sono Marchionne vestito da pirata.
Lanciotto Ballerini
Secondo, perché andiamo a trattare del Trofeo Martiri di Valibona tenutosi ieri in quel di Campi Bisenzio (Fi). Valibona è un piccolo borgo medievale oggi disabitato posto sui monti della Calvana, nel comune di Calenzano, a nord-ovest di Firenze. Qui il 3 gennaio 1944 ci fu una delle battaglie simbolo della Resistenza toscana. La vicenda ha origine nei boschi di Monte Morello, la collina che sovrasta Firenze, dove erano acquartierati gli uomini di due comandanti: Giulio Bruschi, rigido e incline alla disciplina, e l'anarchico e istintivo Lanciotto Ballerini, originario di Campi Bisenzio. Da queste differenze sorsero diverbi insanabili che portarono Ballerini a spostarsi coi suoi Lupi Neri per unirsi a combattenti del Partito d'Azione nelle zone di Pistoia e Lucca. Il loro arrivo sui monti della Calvana è dunque solo una tappa di avvicinamento alle montagne pistoiesi, ma erano i primi partigiani ad arrivare su quei monti e così la voce si sparse rapidamente.
Nella notte tra il 2 e il 3 gennaio, in 150 circa tra camicie nere della "Guardia nazionale repubblicana" e del "Battaglione Volontari Ettore Muti" comandato da Duilio Sanesi e carabinieri di Calenzano attaccarono il gruppo di 18 Lupi Neri.
Valibona oggi
Tre ore durò l'impari battaglia. Lanciotto, subito espostosi per dar coraggio ai suoi, venne colpito alla testa e morì sul colpo. Dodici furono i morti tra i fascisti. Fra i Lupi Neri anche Tommaso Ventrone e Il tenore russo Vladimir Andrej vennero trucidati. Cinque di loro vennero catturati e torturati, riportando amputazioni e invalidità permanenti. Gli altri riuscirono a rompere l'assedio e darsi alla fuga. Attorno a questo nucleo di superstiti si organizzò la "Lanciotto", una delle divisioni partigiane più attive nella liberazione di Firenze.
L'ancor oggi squallido quotidiano La Nazione, allora in mano ai fascisti, il 6 gennaio squallidamente scriveva: "… dei ribelli alcuni riuscirono a fuggire, ma sul terreno rimasero uccisi tredici e sei si arresero e furono catturati. Fra i morti, i ribelli lasciarono il capobanda che risultò di nazionalità russa".

In quel che resta oggi di Valibona è in progetto di istituire un Parco Storico della Resistenza a ricordo della battaglia. E’ previsto il recupero del fienile da destinare a Museo della Resistenza.

Emil Zatopek
Ieri, sessantasette anni dopo l'eccidio, sono ben 800 secondo gli organizzatori (secondo la questura ero solo, ma smentisco categoricamente) gli splendidi eredi dei Lupi Neri pronti a sfidare un'umidità che nemmeno nel sud-est asiatico, con una nebbia opprimente, nel percorso tutto pianeggiante di quasi quindici chilometri che si dipana, con partenza e arrivo nello stadio Emil Zatopek (aaaaahhhh un nome un programma), nel centro ma soprattutto nelle campagne circostanti Campi.
Un percorso francamente bruttino, a dir la verità.
Unica nota di merito è il passaggio nelle vicinanze di piazza della Resistenza. Il nome, lo si intuirà, non è casuale. 
In questa piazza sorge infatti un Monumento ai caduti e ai deportati della città di Campi Bisenzio. Su tre dei quattro lati del monumento sorgono altrettante targhe. La prima ricorda i cittadini di Campi caduti da partigiani o assassinati dai nazisti: tra questi, i tre Martiri di Valibona. La seconda è dedicata ai cittadini di Campi morti nei lager nazisti. La terza infine ricorda un immortale monito di Bertold Brecht, da leggersi a mente aperta, pugni chiusi e cuore in mano.



E veniamo alla gara, e al collegamento col titolo. Per me rappresentava un piccolo test, di resistenza alla velocità appunto. Sono parzialmente soddisfatto, perché ho corso meglio che all'ultima gara all'Isolotto, come si vede anche dalla media finale (3'52"/km contro 3'54"/km, ed era un chilometro e mezzo più lunga), ma potevo far meglio: i tempi non mentono, nell'ultima parte non son riuscito ad aumentare tanto che negli ultimi 500 m mi hanno passato in sette, ho avuto l'agio di contarli e quasi di salutarli (comunque, contento dei primi 5000 in 18'55" e 10000 in 38'29").
Alla fine, 52° di categoria e 56° assoluto in un 57'26" circa che l'anno scorso mi avrebbe portato  molto più avanti, quest'anno sembra davvero che la gente abbia una marcia in più. O allora.
Come sempre cliccare su visualizza dettagli.
Classifica
Ora, perchè fare un test del genere? L'idea era venuta domenica scorsa, quando ho avuto difficoltà (e poca voglia) a terminare 25 chilometri di lungo a 4'23"/km. 25, mica 36. E' soprattutto la poca voglia di fare (troppi) chilometri che mi ha fatto venir voglia di testare ritmi (un po') più veloci. E mi ha fatto pensare che forse la maratona al momento non ho proprio la voglia di prepararla. Al momento la distanza che mi attira è la Mezza Maratona.
Il primo target è quella di Torre del Lago, il 30 gennaio. l'obiettivo è farla alla stessa media di ieri. 
Dopo quella data, prenderò la decisione definitiva per la maratona di Roma, alternativa alla quale sono altre tre o quattro mezze da febbraio fino a fine aprile.
Certo, dispiacerebbe non incontrare i mitici Blogtrotters, e non provare l'altrettanto mitico Cantinone. Ma magari ci saranno altre occasioni.

Ps Yogi e RB (o altri iniziati), se mi leggete: ma come si fa a inserirsi nell'elenco bloggers, blogroll, blogmap nel sito dei BT? si deve correre sui carboni ardenti, c'è lo jus primae noctis, l'iniziazione mangiando cocomero, aglio e burro su un letto di fagioli? eh? eh?


sabato 15 gennaio 2011

AnniversarY

In qualche 15 gennaio disperso nello spaziotempo, in Italia nascevano Giovanardi (1948), Scajola (1950) e Guido Possa (1937).
Negli Stati Uniti nasceva invece Martin Luther King (1929).
Anche Paul Marcinkus (1924), è vero, ma quando si tratta di riciclare i soldi della mafia newyorkese e concorrere nella bancarotta fraudolenta del banco ambrosiano (oltre a essere coinvolti in mille altri scandali gravi ma vergognosi) sembra meriti pigliar residenza esentasse a Roma.


Poi dice l'Italia è in declino.






giovedì 13 gennaio 2011

mercoledì 12 gennaio 2011

Sono allibito.

Oggi, prima pagina di un quotidiano a caso. No, non quello. Quell'altro. Quello del Dr. Hyde e Mr. Hyde nuovamente riuniti, che si trasformano l'uno nell'altro rimanendo stronzi uguale.



Il pezzo è a firma FRANCO BECHIS (nella foto sotto Ansa/Lombroso) e continua incredibilmente qui. Da leggere in equilibrio sulla chiappa destra e reggendosi al tavolo con la mano sinistra (perché? provare. Prima insonorizzate la stanza però). E' incredibile quante stronzate si riescono a dire con la scusa che tanto paga lo stato.

Il fratello sudato di suo fratello
Bechis. I suoi pezzi sono una valida alternativa alla vasectomia.

Intanto, mentre domani la Corte Costituzionale decide sul legittimo impedimento, la stessa Corte oggi dichiara ammissibile il referendum proposto da Antonio Di Pietro contro la medesima Legge (referendum che ovviamente decadrà se la legge verrà rigettata dalla Corte). Signori giudici, è un segnale o avete scorreggiato?

lunedì 10 gennaio 2011

LA CLESSIDRA DIPINTA. Racconto veridico

Il TEMPO è una brutta bestia.
Mi piacerebbe affrontare sempre ogni momento come dico spesso, come un magazzino di infinite possibilità. Qualche volta però il momento presente diviene una sorta di involucro che ti cristallizza la vita.
E quando questo va inteso in senso letterale... beh, ci vuole TEMPO per metabolizzare l'esperienza. Ora che è passato un mese e mezzo posso finalmente analizzare quello che è successo.
Era il 23 novembre. Giorno di ripetute in salita, il che per me vuol dire passare un bel foglio di carta vetrata sui gioielli di famiglia, per poi intonacarli a freddo. Ognuno ha i suoi allenamenti che affronta con malcelata ostilità, diciamo. Non so perché decisi di farlo la sera, probabilmente per non trovare auto sulla stradina che uso di solito per questo tipo di allenamenti, che torna comoda perché è ben illuminata. 
Verso le 21 mi preparai ad uscire, ma prima controllai gli ultimi aggiornamenti della blogosfera. In particolare mi lessi questo post. Un'immagine interessante, tratteggiata in modo elegante come al solito.
- Il presente! - lo dissi ad alta voce, anche se ero da solo - è l'unico momento che conta, ci scriviamo il futuro. Commenterò dopo. Uhm,immobilizzami lì...
Già, dopo. Non potevo certo comprendere l'assurdità di questa parola, in quel momento! Ma andiamo per ordine, che non è temporale ma... non lo so più. Pronunciate quelle parole, mi alzo rapido, e i miei occhi si trovano per un attimo a pochi centimetri da una Drosophila immobile nell'aria. Immobile? Mi soffermo a guardare il moscerino da più distante. Sì, sembra proprio fermo. Beh, affaracci sua, penso con un gesto di stizza, mentre l'orologio sul desktop del PC mi rende noto che sono le 21.07 e che come al solito sto sprecando TEMPO. 
Scendo le scale alla svelta. Ma è sempre stata così debole la luce qui? dovrò parlarne con i vicini, forse una lampada in più non guasterebbe.
Sono in strada. C'è qualcosa di strano, non so spiegarmelo. Ecco, s'è placata del tutto la tramontana che soffiava nel pomeriggio, ma anche questo, no, non rende l'idea, non descrive adeguatamente l'immobilità assoluta dell'aria. E c'è dell'altro. Il silenzio. Quando si usano figure retoriche come silenzio assordante, beh, no, ancora non ci si avvicina a descrivere quello che si prova ad essere in città, sia pure in periferia, e sperimentare l'assoluta assenza di rumore, a parte il proprio respiro che diventa, quello sì, assordante e ti devasta il cervello. Più avanti nella strada, l'unica forma di vita visibile, un uomo chino sul cofano aperto della propria auto, sta evidentemente cercando l'origine di un guasto, e dev'essere molto concentrato perché non gli vedo fare un movimento per diversi... per un po', ecco. 
Mi scuoto. Aziono il GPS e inizio a correre in direzione dell'uomo che subito alza un braccio per richiudere il cofano. Bene. Nel percorso di 3 chilometri su strade secondarie che mi separa dal mio "campo di allenamento" serale ho il modo di convincermi di aver avuto un momento di sbandamento. L'aria si muove, i consueti rumori della città in lontananza non sono fastidiosi come al solito; incontro una sola auto, una classe A rossa sulla curva di Via della Quiete che viaggia in direzione opposta alla mia.
Il sollievo sarà momentaneo.
Stoppo il GPS sulla "linea di partenza" per le ripetute. Mentre programmo l'attrezzo per l'allenamento (10 serie di 100 m con recupero di 2 minuti e mezzo) suderei freddo, se la totale, irreale immobilità dell'aria me lo permettesse. La mano destra trema mentre agisce sul dispositivo.
Parto immediatamente per la prima ripetuta per non pensare. Evito un gatto, bianco con macchie grigie sulla schiena, che mi taglia la strada dopo pochi metri. Ancora una volta azionare il GPS mi restituisce l'attrito consueto dell'aria. Torno giù a passo, sento l'aria lambirmi la faccia e i rumori della non distante Sesto Fiorentino ma è tutto come ovattato, rallentato, sono come immerso in un ambiente intorpidito. Seconda ripetuta. Di nuovo il gatto. Lo stesso, nello stesso punto (il budello di su' ma' cane, penso, mi mancava lui). Mi taglierà la strada in tutte e 10 le serie, e non tardo a capire che non è solo lo stesso dispettoso felino, è proprio la stessa scena sempre identica a se stessa, compare a testa bassa, da destra a sinistra, a passi rapidi, e si ferma altrettanto rapidamente sul ciglio opposto, voltandosi a guardarmi.
E il gatto non è l'unico elemento che si ripete ciclicamente lungo le serie. Non sto qui a descrivere l'orrore crescente con cui durante le serie capisco che una splendida luna piena esce fuori da una nuvola durante le ripetute, e vi si ricaccia dietro durante i recuperi. Solo che in andata la nuvola si muove velocemente da sud verso nord, mentre in ritorno si muove molto più lentamente da nord verso sud. E che io sia dannato se non è ogni volta la stessa fottuta identica medesima nuvola, e ora qualcuno mi spieghi come può una nuvola mantenersi assolutamente identica in forma e dimensioni per un tempo di... oh maledizione!
Fine del decimo recupero. La musichetta che dal GPS me lo segnala è una gragnuola di pugni nello stomaco che pervade un silenzio di nuovo abissale. Mi affretto a ripartire e a riavviare il GPS, ma non è finita. C'è qualcosa disbagliato intorno a me mentre corro verso casa facendo lo stesso percorso dell'andata. I rumori hanno tonalità stridule mai sentite, e l'aria... non fa attrito, è come se mi risucchiasse via, non so spiegarmi meglio. Ma non dovrei sorprendermi, come invece faccio, quando vedo alla medesima curva la classe A rossa venire verso di me IN RETROMARCIA. Ma la luce posteriore bianca è spenta. (certo, può essere bruciata la lampadina. O anche no)
Sono a casa. Faccio le scale al buio. In casa accendo la luce... diciamo che premo l'interruttore. Li premo tutti. Ma non le chiamo luci quei barlumi che "si accendono". Mi sposto fra le stanze accompagnato dal mio respiro che mi martella le tempie. Il frigo, il congelatore. I motori fermi o meglio inceppati, la temperatura interna indefinibile, tocco il ghiaccio nel freezer e le dita non sentono il freddo, è come un pezzo di polistirolo. Apro il rubinetto del lavandino ed esce un filo di fluido che non è l'acqua che conosciamo, non scorre, è come quando rovesci l'ultimo millilitro di olio di vasellina del flacone.
Questa casa è morta, penso sgomento mentre entro in bagno. Provo ad azionare lo scarico. Cilecca. Senza il minimo rumore.
Non è morta. E' FERMA.
Mi siedo alla scrivania, di fronte al PC. Ehi, ora che ci penso l'ho lasciato acceso prima. Tocco il topo e... meraviglia. Mi appoggio esausto alla sedia anatomica, l'immagine che ho di fronte mi pervade tutta la vita che mi sento rifiorire dentro. Funziona! Ma l'immagine del desktop, la stessa disempre, è quantomai ironica... quei due campioni, da sessant'anni ormai nel nostro immaginario immobilizzati lì, nella strettoia, visto che non è dato sapere cosa stesse sopra e sotto, chi abbia dato il via a quello splendido divenire.
Sto seduto lì davanti ormai da... oh, sto seduto lì davanti. La Drosophila è immobile a dieci centimetri dalla mia testa. Sotto le ruote di Coppi, l'orologio segna le 21.07. Come può essere altrimenti?
Devo fare qualcosa. Clicco freneticamente e a caso, nessun sito funziona. Pagine bianche. Ho un'idea. C'è qualcosa che non può non funzionare. E infatti,  scarico i dati del GPS... e come in trance li guardo e ripercorro il teatro dell'assurdo che ho vissuto, e gatti e lune e nuvole mi annebbiano la vista, e numeri inconcepibili minacciano di impadronirsi della mia già provata ragione, perché sì, il TEMPO mentre è fermo può allo stesso TEMPO scorrere nelle due direzioni, e con velocità diverse.
C'è da impazzirci. Ma impazzire non risolve il problema fondamentale: come ne esco? Disperato, tento vanamente di aprire altre pagine, finché - oh, tempora! - trovo un link che funziona.
QUESTO.
Ma certo. Come ho potuto non pensarci? Rileggo il testo, e all'improvviso capisco. Ci sono cinque commenti. Ora so cosa fare, con cognizione di causa. Il mio sarà il sesto. Lo scrivo freneticamente, usando quasi le stesse parole che avevo pronunciato... quando?
La mia mano trema quando clicco su "posta commento", ma infine il commento appare, e... beh, devo sbattere le palpebre perché il moscerino ha una gran voglia di infilarsi nel mio occhio destro. Lo guardo dirigersi verso la più vicina lampada a risparmio energetico, la cui luce si fa piano piano più intensa. Lo scarico scarica, i motori tornano a farsi sentire, l'acqua che scorre è una melodia celestiale. Pochi SECONDI, e l'orologio segna le 21.08. La vita riprende.
Ho pensato continuamente a quello che successe. Mille volte ho riletto quei dati assurdi, quei due minuti e mezzo che diventano 21 secondi al contrario.Più volte son tornato su quella stradina a cercare il gatto. Volevo chiedere agli abitanti delle case vicine, ma ci ho rinunciato. In fondo, lui non s'è certo accorto di niente. Mille domande e mille dubbi ancora mi attanagliano.
Di una cosa però son certo, certissimo. Ogni volta che leggerò qualcosa qui, commenterò immediatamente. E in silenzio, potete giurarci.


Un grazie a Luce, che in realtà leggo e commento perché vale sempre la pena.

giovedì 6 gennaio 2011

Maratonina della befana



... che poi maratonina non è, visto che son 13 chilometri e 400 metri, micron più micron meno. Diciamo subito che befane come in foto un se ne son viste, ma mancavano veramente solo loro, visto l'immensa mole di gente che si è presentata (mi pare 763 classificati competitivi) e che alla partenza si è stipata nelle anguste vie dell'Isolotto, decisamente inadatte a garantire un avvio fluido. Manco a dirlo son stato tra i più distratti, piazzandomi astutamente lontanissimo dalla testa del gruppo salvo accorgermene all'ultimo momento e buttarmi nella mischia per risalirlo, accolto dalle invocazioni di giubilo dei podisti che com'è noto son divotissimi alla gent.ma vergine a alla spett.le trinità. Sia come sia, parto intruppato e mi esibisco in due chilometri di slalom degni di un Moelgg o di un Calearo, finché finalmente s'entra sul Lungarno de' Pioppi dove il gruppo s'è ormai allungato e si può andar dritti e sul ritmo.
Sul percorso poco da dire, praticamente l'EEG di un leghista di quelli ignoranti ma ostili, fra il quartiere popolare per eccellenza di Firenze, l'Isolotto, e il Parco delle Cascine. Lo si vede, coi parziali, cliccando "visualizza dettagli".





Ancora 'un mi sento completamente a posto, i chili di troppo si fanno sempre sentire. Comunque la media finale di 3'54"/km  (ma guasi treccinquantacinque, a voler avere le tagliole in tasca) può essere considerata soddisfacente, così come il ritmo tenuto, abbastanza costante, e la forza per aumentare la velocità negli ultimi 500 metri. 
Qui la classifica, che mostra che c'è gente che va veramente come le palle di fòo, e che sto dietro veramente a troppa gente (74° di categoria... occome vanno?).
Intanto si prova a portare a 6 gli allenamenti settimanali, che lo voglio fare da tempo (impegni permettendo) e tra 10 giorni si replica con una gara speculare in quel di Campi Bisenzio, piatta piallata.
... ed eccola, la Piazza dell'Isolotto, da cui si passava al chilometro 3.




mercoledì 5 gennaio 2011

Ho udito cose che voi umani.

Se non tu lo sapevi, sallo: uno di questi deliri è stato effettivamente pronunciato.


Giovanardi: “con l’eterologa anche i pedofili hanno bambini”

L’etero Olga: "dopo i pedofili, ai bambini tocca anche Giovanardi”

Giovanna: “Ardi anche l’utero, Olga, se i pedofili dopo toccano i bambini”

Gio’ e Vanna: “Olga, se i pedofili hanno l’utero, ardi i bambini anche dopo”


Cazzo guardi? (rima -bleah- baciata)

lunedì 3 gennaio 2011

Piccolo discorso serio/incazzato/stizzito

"Guardatevi dal praticare le vostre buone opere davanti agli uomini per essere da loro ammirati, altrimenti non avrete ricompensa presso il Padre vostro che è nei cieli. Quando dunque fai l’elemosina, non suonare la tromba davanti a te, come fanno gli ipocriti nelle sinagoghe e nelle strade per essere lodati dagli uomini. In verità vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Quando invece tu fai l’elemosina, non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra, perché la tua elemosina resti segreta; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.
Quando pregate, non siate simili agli ipocriti che amano pregare stando ritti nelle sinagoghe e negli angoli delle piazze, per essere visti dagli uomini. In verità vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa.
Tu invece, quando preghi, entra nella tua camera e, chiusa la porta, prega il Padre tuo nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.
Pregando poi, non sprecate parole come i pagani, i quali credono di venire ascoltati a forza di parole. Non siate dunque come loro, perché il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno ancor prima che gliele chiediate.

Voi dunque pregate così: Padre nostro etc..."  Vangelo di Matteo 6: 1-9


Boia, non avrei mai pensato di dover e voler citare il vangelo, chissà cosa mi aspetta più in questo 2011. Queste le parole che vengono messe in bocca a Cristo. Premesso che dubito che sia esistito, che in ogni caso i vangeli sono stati scritti molto dopo la sua eventuale morte, che in fondo di messaggi migliori l'umanità ne ha partoriti svariati e che il cristianesimo è un'invenzione del Geom. Intoller. Misogin. Saulo di Tarso, fa veramente specie leggere le parole di chi ha la pretesa di farsi portatore e portavoce di un messaggio comunque positivo.
Il primo dell'anno infatti il campione mondiale di ipocrisia, malafede e abiti e copricapi ridicoli, oltre a equiparare laicismo e fondamentalismo come "estremi opposti ma entrambi negativi", sostiene sdegnato che il cosiddetto laicismo emargina la religione per "confinarla nella sfera privata".
Là dove Cristo la voleva, per l'appunto.
D'altra parte ingerenze sui governi, elusione (nemmeno evasione, ché non ne hanno bisogno) fiscale, controllo sulle vite dei gonzi che gli danno retta sono attività gratificanti, vuoi mettere?
E poi mi dicono che ho iniziato l'anno incazzato. 


Il Dio Eolo si fa beffe di un gruppo di miscredenti*
* Questa non è mia purtroppo, ma di un genio.

domenica 2 gennaio 2011

Se ogni giorno trombi mezz'ora, a fine mese hai un orgasmo di quindic'ore?

Ora, 'un vorrei fa' sempre quello pignolo che fa la messa in piega anche a' peli del bùoderculo dei criceti.
Però certi paragoni stucchi che ti vengono solo perché stai a giornate a occhi pallati davanti al merdavisore mi danno noia.
Allora, visto che è tempo di bilanci ho fatto i' conto dei chilometri corsi nel 2010. Questo i' risurtato:


Ora, a parte che 132 km orari a piedi è roba pesa (trattasi di artefatto del GPS), la distanza totale percorsa è stata di 3194 chilometri.
Qual'è il punto? che un mi' ami'o, anche personcina provvista di fine intelletto ancorché di modi da orso, se ne salta su con un commento del tipo "boia! come anda' da Firenze a Mosca". 
Ora, a parte che è anche come andare, che so, da Ponte agli Stolli a Trondheim passando da Nerbate sul Minchio, o percorrere un qualsivoglia itinerario per andare da casa - ponete - di vostro cugino Osvaldo a - fo per dire - una magione in Svezia dove c'è Assange senza preservativo, è la mancanza di logica tutta merdovisiv-italiota che mi fa imbestiali'.
Perché, cambiate le mutande, è come di' che legge' in serie tutti i racconti brevi di Tolstoj equivale a legge' Scusa ma ti chiamo amore (Rizzoli, pp. 667 tirate ner groppone a' gonzi) di Moccia.
Capito perché sono lievemente infastidito?