martedì 30 novembre 2010

Maratona di Firenze, il racconto. Poteva piovere.

La sveglia mi guarda con malcelata ostilità. Cazzo rompi i coglioni anche a me, se tanto sai che prima di una gara così non dormirai? beh, non si sa mai. Dormo poco ma rimugino come un grande, qualcuno dovrà pur avvertirmi che è ora di far sul serio. Le sei. Rivista la strategia mille volte, immaginati i punti chiave, soprattutto esclusa dal ceppicone l'ossessione del meteo, NON ci penserò finché non esco di casa. Due profondi respiri e mi alzo.
Le sei e due minuti. Chiudo la finestra, i vetri e la faccia sferzati dal vento e dalla pioggia. Shit.
Sul divano in bella posa stanno allineati gli "strumenti" del mestiere. Li indosso come una diciottenne che va al ballo delle debuttanti, sistemo il pettorale con la cura di un orologiaio, m'imbottisco di strati per affrontare il freddo prima della partenza. L'appuntamento è alle 7.45 co' i'Pinza alla Biblioteca Nazionale, poi con Karim alle 8 su al monumento a Michelangelo.
A mo' di omìno Misclèn rotolo verso lo scooter. Ritorno su. Ho dimenticato berretto, guantini, integratori, preservativi, quant'altro. Già che ci sono, piscio. Le sette e venti. Le sette e trentacinque, scendo di nuovo (mi ci vòle un po'... l'età avanza) e finalmente parto. Vicino al punto di ritrovo mi costringono a un giro pesca incredibile perchè non vogliono neanche gli scooter in zona. Alla fine m'invento un posto in Piazza Beccaria.
Alle otto e dieci la Biblioteca Nazionale è giustamente deserta, e io non mi sono portato il telefono. Rapidamente passo al deposito borse, e mi infilo nel serpentone di podisti che sibila verso Piazzale Michelangelo, uno spaccato di umanità più che mai variegato. C'è quello già in canottiera e shorts sotto il diluvio un'ora prima della partenza. Chi si riscalda con scatti in salita (!) su per le Rampe del Poggi. Ci sono i gruppi chiassosi di inglesi, tedeschi e scandinavi, con omoni che a vederli paiono gonfi di weiss e kilkenny, e queste quarantenni indistruttibili... qualcuna ti supera sempre con irrisoria facilità proprio nei momenti più duri. 
Malebolge è una parata di giapponesi a confronto del caos del Piazzale. Mi imbatto per caso in Karim, che mi aiuta nell'ultimo trucco imparato da David Copperfield, togliermi una vecchia calzamaglia troppo stretta in piedi sotto il diluvio. Tanto per presentarsi bene al podismo romano, eh. Grazie infinite, comunque! 
Le otto e quarantacinque. Mi infilo nella gabbia delle tre ore, piena di gente che dovrebbe stare in fondo, gli assistenti non ti guardano nemmeno in faccia. Mica come a Roma, che schierano i mastini tenuti a digiuno. 
Ti sgamano subito che sei un "locale". 
- L'è de Firensssse??
- Eh, beh.
- Ma Firense de hura o de huta?! (obese risate)
- (fastidio) Dell'ovest.
- Senta, ma en partensa se ssende? (non sforzarti con l'italiano, ti viene male)
- No, si sale andando a ritroso all'indietro.
Fermi come parlamentari del pd, si aspetta che la rai sia in comodo. Che poi come sempre la maggior parte della trasmissione saranno inquadrature a cazzo della città. Finalmente ci si muove. Ci portano al passo 400 metri più sotto, in Viale Michelangelo. L'odore di canfora si fa insostenibile, inizia a volare di tutto, mantelle, maglie di lana di roccia, tute integrali da falciatori d'erba, i mòccoli per il freddo già volavano da un po'. Soavi rumori percorrono il gruppo dei 10000, l'elicottero, le offese a Bragagna (l'orrifico telecronista rai), i GPS che si accendono.
Ore nove e ventuno, lo sparo. 
Entro mezzogiorno e venti, l'arrivo voluto per i 42,195 km.
Passo la linea di partenza dopo 30 secondi. Non male. Primi due chilometri di discesa tranquilli, nessun pestone, pochissimi mòccoli, un freddo becco. Mi guardo intorno, è proprio una bella banda. Qualcuno zigzaga, qualcuno passa sui marciapiedi per superare tutti a velocità doppia, neanche fosse una dieci chilometri. Qualcuno è ancora vestito a festa, camicioni a quadri, felpe, ho visto anche uno con un poncho fino alle caviglie. Piove, non smetterà un secondo fino a sera, così non lo dico più.
Ponte San Niccolò, dopo due chilometri. Il freddo comincia a passare. Cento metri avanti a me vedo i pace maker delle tre ore coi loro palloncini gialli. Li punto e mi impongo di stare tranquillo, che è un po' come dire a Feltri di non distorcere una notizia. Li riprendo al settimo chilometro, dopo la fine dei Viali. Alle Cascine mi sento proprio bene, così al nono aumento un pochino, c'era troppo caos intorno ai palloncini, anche un paio di cadute. Undicesimo, corro al fianco di una tipa norvegese.
- Easy? - mi fa.
- Isi, isi - dico, e a quel punto faccio lo splendido e le dico di fare attenzione che ai lati della strada è pieno di buche e conviene correre al centro. Lei si sposta, e prontamente infila in una pozza fino ai malleoli. Mi guarda come Moccia guarda un congiuntivo, così tiro dritto. A parte questo le Cascine vanno a meraviglia, ne esco al quindicesimo in media perfetta, 4.14 al chilometro. Si ripassa "diladdàrno", lungarni, porta romana, palazzo Pitti, di nuovo lungarni, tutto bene. Si risale su Ponte San Niccolò e siamo a metà gara, 1 ora 29 e 13, media 4.13, perfetto, inizia un po' di pesantezza alle gambe ma vorrei vedere.
Dopo il ventitreesimo, in via Aretina estraggo la prima stronzata dal cilindro. Mi ero portato un Enervitene da 60 ml che nei lunghi avevo sempre preso a metà percorso. Al momento programmato faccio per estrarlo dal taschino posteriore che avevo astutamente CHIUSO ERMETICAMENTE con la zip. Ovviamente le mani hanno la sensibilità di due zoccoli e la duttilità di due chele. Rallento, mi tolgo i guanti, nisba. Mi tocca fermarmi. Fermarmi! Riparto mentre i palloncini mi affiancano. Mi accodo e rimango lì nel gruppo, anche perché si corre per qualche chilometro su strade strette. 
Ventisettesimo, si entra nel Campo di Marte. E qui si svuota il cilindro. In fondo a Viale Malta un lago d'acqua, anche se ci entri dentro che ti cambia.
Eh no, istintivamente e bruscamente lo scanso, e il risultato è un bel crampo al polpaccio destro. Mi fermo e in pochi secondi è a posto, ma mi rimane una brutta sensazione...
I palloncini si allontanano, provo subito a spingere per riaccodarmi, ma un nuovo colpettino al polpaccio mi blocca. Non mi era mai capitato un crampo in corsa, e non so cosa fare, quanto posso spingere senza rischiare di dovermi fermare o di farmi male. Mi accorgo che più o meno 4.20 al chilometro è il massimo che posso fare, mentre vedo i palloncini che guadagnano poco ma inesorabilmente, loro son lì per andare regolari a 4.15. 
Al trentaduesimo in cima al cavalcavia dell'Affrico vedo bene la situazione, ormai mi hanno preso più di cento metri, questo è il momento peggiore, capisco che non li raggiungerò più anche se so che avrei tutte le energie per farlo. E allora son lacrime di frustrazione e di impotenza, un umor nero che dura un paio di chilometri. Quando entro in centro penso quasi di ritirarmi, e di riprovarci tre settimane dopo a Pisa. Il deposito borse è a poche centinaia di metri. Ma dura un attimo. Non mi posso ritirare così, qui. Verrà comunque un buon tempo, molto migliore del mio personale.
Inizio così i miei otto chilometri di itinerario speciale nelle vie del centro, di una città che troppo diamo per scontata perché la vediamo tutti i giorni e che è più bella e colorata del solito, anche sotto la pioggia e battuta da un vento gelido. Cerco di mantenere una buona andatura, e non salgo mai sopra ai 5 minuti a chilometro, anche se i piedi sono due ferri da stiro tenuti in ghiacciaia. Trovo occasionali compagni di viaggio, per chilometri o per pochi metri, in diversi mi superano lanciati, tanti vittime di una crisi li supero io.
Mi guardo queste piazze, queste strade, e quando le ritrovo così? Piazza Santissima Annunziata, le Belle Arti, la Galleria. Piazza del Duomo. Poi giù a porta al Prato, e su altri lungarni. Ultimi quattro chilometri, in tanti cominciano a incitarci, dài che è finita. E aspe', manca ancora il meglio. E appena pensato questo, salendo su ponte Santa Trinita un altro crampetto al polpaccio. Sinistro. Rallento e passa, e allora via verso Ponte Vecchio, e poi sui sampietrini più sconnessi che si può verso piazza della Signoria.
Di nuovo al Duomo, dove trovo anche la forza di un incitamento a chi passa in direzione opposta, con quasi cinque chilometri in più da fare. E' il quarantesimo. Il museo del Bargello, e poi la svolta in via Ghibellina. Un posto buono per vedersi scorrere tutta la vita davanti, visto che è più di un chilometro e devi pensare a qualcosa sennò dài di fòri. Ma finisce anche lei, giro a destra trovandomi Piazzale Michelangelo di fronte e mi viene lo sciocco e stereotipato pensiero di come sarebbe bello poter tornare indietro e riprovare... lo accantono con una smorfia e mi concentro sugli ultimi passi, verso la Biblioteca Nazionale non più deserta ma coi gradini pieni di gente che applaude... e finalmente sono in Piazza Santa Croce, uno sguardo alla Basilica e poi vedo l'arrivo, vedo i secondi scorrere, un ultimo sforzo mi mantiene sotto le 3 ore e 5 minuti ed è l'ultimo atto di quella che oggi riesco a considerare un'impresa, e una splendida esperienza.
3 ore, 4 minuti, 58 secondi. Il personale è stracciato per oltre sei minuti.
E mi sa che il 20 marzo ci si riprova a Roma ;)
Sorvolo sul rientro all'addiaccio del dopo gara. Per certe cose, ci vorrebbe un briciolo (appena appena, non esageriamo) dell'inchiostro di Rigoni Stern o di Bedeschi.

24 commenti:

  1. Stefano, noi che l'abbiamo vissuta possiamo testimonarlo: fare il tempo che hai fatto in quelle condizioni è da mostri. A roma farai il finimondo, l'armegeddon!

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  2. Una favola, alla fine sono stramazzato al suolo anch'io, in preda ai crampi.
    Allo stomaco, una fame boia.
    "Abbiamo" faticato e sofferto, ma è stato bellissimo.
    Tu masochista fisico, io pure, ma virtuale.
    Non so se mi riprenderò per Pisa e neanche per Roma.
    Comunque tu racconta: è piacevole sentirsi distrutti con la pelle degli altri (in questo caso sulla tua).

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  3. Porta pazienza.. a Roma sarà tutto perfetto.
    Nelle prime 16 edizioni non è piovuto mai ... a parte 2 o 3 gocce totali

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  4. grande stefano! sotto quell'acqua te la sei cavata egregiamente e poi lasciamelo dire un racconto esilerante :) mi son proprio divertito. "fermo come il pd" è la battuta clou! :)

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  5. ma come, è tutto qui? ;)) non so, correre in casa sembra come un viaggio a ritroso: scommetto che, all'arrivo, ti sentivi un bimbo... tanto eri bagnato!

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  6. Karim, eh, prepara le trombe di Gerico, che i muri cadranno all'unisono. Ho detto!

    Gatto, via, ripigliati, almeno per Roma... che la fatica durerà 5 minuti in meno (e la gufata me la son già giocata, andiamo avanti)

    RB, la seconda gufata te la giochi tu, ottimo!

    Tosto, grazie e forza che Roam non è così lontana

    Yogi, era solo la prima parte, ne ho fino a metà gennaio in comodi fascicoli. Non mi sentivo un bimbo solo perché a Firenze non ci son nato, ma bagnato lo ero come un embrione, anzi uno spermatozoo in una prostata (Brrrrr)

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  7. eccerto che ci devi riprovare a Roma!!! è cosi bella nell vie del centro, che se avessi la tua capacità di descriverla lo farei come tu hai fatto con Firenze.
    Bravo comunque, ho grande ammirazione per chi corre...a me correre fa venir sonno, poi non mi reggono più le ginocchia, ormai faccio fatica anche con il kumitè, ma continuo ad allenarmi, più lentamente dei "ggiovani", ma non con meno passione...:D
    PS: ma quale cilindro si svuota a Campo di Marte???@__________@

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  8. Chica, io invece sarei felicissimo di vedere una tua presentazione ;)
    Per la scorsa edizione ho divorato questo video di due ore e passa, veramente ben fatto:

    http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-54d8c10b-0752-40e3-80b5-c9fa45db0e4d.html

    Un mio sogno è correre una maratona con in mano una telecamera, e poi realizzare un documentario del percorso con immagini girate da me. Ci penserò!
    Tu continua ad allenarti, sempre.
    Il cilindro è quello delle stronzate, cui avevo dato fondo!

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  9. Senti Stefano, il tuo romanzo mi mette i brividi per 4 motivi:
    1. perchè il freddo di domenica mattina ce l'ho ancora nelle ossa;
    2. perchè sono fiorentino di nascita;
    3. perchè hai fatto un post veramente bello;
    4. perchè col CAZZO io farò 3h 5' sulla maratona (il mio personale è 3h 31' e ancora ne risento).
    Grande.

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  10. Bellissimo, è stato come correre con te (sperando di non farti incazzare, perché è ovvio che leggendo qui al calduccio i crampi mica vengono...)
    "Come Moccia guarda un congiuntivo": geniale!
    Mi sovviene che da troppi anni non vedo la deliziosa Firenze: toccherà venire a trovarti, prima o poi... :D

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  11. Vai davvero forte! Complimenti, soprattutto per il pezzo del cavalcavia dell'Affrico (la cima Coppi). :-)

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  12. Daniele, grazie di tutto, anche per il "romanzo" che a sentir la parola mette i brividi anche a me.
    Ah, io fiorentino di nascita non sono, comunque.

    Zio, Firenze sa anche essere ospitale, anche se passa per snob... anch'io in fondo sono un ospite, anche se nato a cinquanta chilometri. E grazie!

    Ciro, grazie e alla prossima, ormai hai imparato la strada.

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  13. Post grandioso: mi sono sentito partecipe della tua impresa, in mezzo alla variopinta umanità che popola la maratona.

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  14. come cazzo avete fatto?
    c'era un cazzo di freddo domenica,
    ho messo fuori il naso giusto per arrivare all'edicola,
    scansando frotte di ostrogoti che si dirigevano verso la partenza sfoggiando tutine colorate e scintillanti che neppure un trans brasiliano,
    mi son bastati due minuti per ammollarmi fin dentro l'ombelico,
    mi sono aggrappato al termosifone (tipo claudio lolli) e non l'ho più abbandonato.

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  15. Come dice Nicola, pure io avevo il fiatone per te! Complimenti.
    :)

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  16. Complimenti! Ci riproviamo a Roma,io con il mio muro di mezz'ora dopo.. ;))

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  17. Father, grazie! in certe condizioni diventa ancor più variopinta, e più "umana"

    Ratto, claudio lolli lo faccio io da tre giorni. Non è stato tanto correre, quanto tornare vivi dopo... ma vivi a Firenze?

    Stefy, grazie mille e un abbraccio! respira ora, uno... due... uno... due...

    Insane, e chi ci ammazza! 'sti muri sono abusivi, e i condoni un ci garbano.

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  18. Ormai ti sei conquistato un seguito di fans, tra cui me.

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  19. complimenti, primo per la gara e secondo per il post.
    grande. roma non è cosi lontana.
    e speriamo che rb non porti sf.....

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  20. Complimenti a te. 3:04' alla faccia! Mi é piaciuto anche molto il tuo racconto, qui c'é passione...:-)
    A presto

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  21. Bella gara bel racconto.
    Mi sono ritrovato un anno fa.
    Sono sempre più convinto che in Maratona se ci si allena bene (come fai tu) non si può scendere più di 5/6 minuti da una preparazione all'altra.
    La prossima sarà quella delle due ore ... ora goditi questa ottima gara!

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  22. Grazie a tutti, alberto, nino, giuliano, micio (eh, due ore...) ;)
    Grace, alzati e corri!!

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