A volte capita di sentirsi un po' così.
Di alzarsi che è già pomeriggio, perché sei andato a letto dopo l'ennesima, dura notte in ospedale in cui ti sei trovato come sempre di fronte alle contraddizioni infinite di un sistema sanitario che - in ogni caso a ragione - viene considerato ancora tra i migliori del mondo.
Capita che quello che ti stanca non sono solo - e non tanto - le tante ore in piedi, l'attenzione da mantenere alta nel cuore della notte, le decisioni da prendere in pochi attimi. Quello che stanca di più è sentirsi parte di un ingranaggio in cui la sanità è una delle tante voci, tra le più stonate, di questo grande mercato delle vacche in cui stiamo lasciando che si trasformi questo paese, per limitarci ad esso. Quello che stanca è anche accorgersi che gridare il proprio NO alla freddezza, alla spersonalizzazione della gente, all'interesse a tirare a "fa' ciccia" non trova riscontro nei colleghi né tantomeno nei medici, parlando come atteggiamento generale. E ti rimane comunque la paura, quando non già la sensazione, di lasciarti coinvolgere dall'"andazzo generale", di chiudere più o meno consapevolmente uno o anche tutti e due gli occhi per esaurimento, per quieto vivere, perché vittima dell'ineluttabilità di certe nefaste tendenze.
Capita di alzarsi così.
In una giornata in cui neanche il sole ha voglia di infrangere quel muro di nebbia innalzato dall'alta pressione.
Capita di fare un giro per siti d'informazione, e trovare motivi di rabbia, da incanalare in direzione positiva.
Perché gli sciacalli lo avevano minacciato a suo tempo, e paiono fermamente intenzionati a mettere in atto la minaccia, con inaudita mancanza di rispetto e sprezzo del ridicolo.
Domani, 9 febbraio, è il secondo anniversario della morte di Eluana Englaro. Chiedo scusa agli sciacalli per l'iniquo paragone, perché qui siamo oltre lo sciacallaggio. Resto ancora in attesa della reazione di Micromega e dell'UAAR, che due mesi fa avevano lanciato una "Giornata per la libertà di scelta sulla propria vita" e che ora latitano.
Non latita invece il branco (con in testa i capibranco Fazio, Sacconi e Roccella), che per domani si dà appuntamento a ranghi compatti al Centro Congressi Roma Event con l'ignobile collaborazione dell'Università La Sapienza.
Ma questo evidentemente non basta. Il branco assume in qualche modo anche le caratteristiche di un gregge, e come tale entra in gioco il cane pastore. Che oltre a benedire (stupore) l'iniziativa suddetta ci mette del suo, indicendo per l'11 febbraio nientemeno che la sedicente "Giornata mondiale del malato", nella "ricorrenza della memoria della beata vergine di Lourdes". Lo scrivo tra virgolette sennò sembra che, essendo nel 2011, piglio per il culo. E quando, il soave pastore (sì, ma delle anime de li mortacci sua), ha indetto questa giornatina di givbilo? ma niente meno che il 21 novembre 2010 ("festa di Cristo Re dell'universo", tanto per restare ancorati al ventunesimo secolo, eh), cioè negli stessi giorni in cui Fazio e la Roccella proclamavano il loro Giorno dello Sciacallo.
Tu guarda a volte le coincidenze eh?
Oh, il testo linkato sopra col discorso di Nazingher meriterebbe una bella disamina parola per parola. Ma ora un ce la fo. Chi ha stomaco lo faccia per conto suo E who hath understanding reckon the number of the beast. For it is a human number.
Penso che adesso andrò a correre, un 13-14 km in progressione. E correre è anche meditare, in queste circostanze. E caricarsi, certo.
Per finire, il 21 febbraio la discussione sul testamento biologico torna in parlamento. Medici e altri operatori sanitari prendono posizione con due spot, che io trovo pacati ma convincenti. Sicuramente un buon punto di partenza.
... e corro, e correrò. Correre, una passione autentica. "Lo stolto cerca la felicità lontano, il saggio la coltiva sotto i propri piedi". J.Oppenheim
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martedì 8 febbraio 2011
Di sciacalli e altri animali.
Pubblicato da
web runner
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16:43
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