è quello che non navigammo.
Il più bello dei nostri figli
non è ancora cresciuto.
I più belli dei nostri giorni
non li abbiamo ancora vissuti.
E quello che vorrei dirti di più bello
non te l'ho ancora detto.
Voglio concludere in poesia questo 2010 che si prepara ad andarsene.
Che poi, andarsene... ma 'ndo' cazzo va, che giorni, mesi, anni, non son altro che convenzioni che ci siamo inventati per organizzarci meglio la vita, o forse per complicarcela, o come mezzi per avere scuse per rimandare impegni, cambiamenti, vita "a domani", "al mese prossimo", per poter dire che "il prossimo anno" sarà quello della svolta. Belle fìe siamo, sì. Io vorrei dire invece che svolto ora, in questo momento, che questo istante racchiude l'infinito passato e l'infinito futuro, anche se so che domani sera a mezzanotte sarò come sempre e come tutti briao tegolo a tirar su e poi buttar giù l'ennesimo bicchiere.
E lo vorrei dire con la consapevolezza che quello che dicono questi versi di un poeta che amo visceralmente sono una realtà che è il punto di avvio per metterla in atto, quella svolta.
Hikmet... c'è una storia che ricollego al suo nome.
Non so più se me l'hanno raccontata, se è un ricordo, se me la sto inventando in questo momento.
Allora, diciamo che c'è un ipotetico Lui. Diciamo che questo tal Lui è un personaggio che potreste arrivare a considerare interessante, se proprio ci tenete. Bastantemente intelligente, a suo modo simpatico, a tratti brillante. Di aspetto non eccessivamente ripugnante, è sempre disponibile specie con le donne che raramente ne approfittano, bontà loro. Insomma, uno che ti ramazza la stanza ma senza la scopa in culo, ecco.
C'è anche un'ipotetica Lei. Carina, non appariscente, non se la tirerebbe neanche con un carro di buoi a disposizione. Simpatica, creativa, vulcanica, e assolutamente non rompicoglioni.
Sembrano fatti per stare a pane, non credete?
I due bravi gggiovani sono compagni di studi universitari. Si conoscono al secondo anno e si piacciono, of course, ma in guisa di corrispondenza d'anime sensibili, diciamo. Inzomma, Lei sembra 'un volergliela dare, così pensa Lui almeno. So' ragazzi. Poi Lui ha una storia piuttosto lunga, e i due si perdono un po' di vista per un paio d'anni. Si rifrequentano che Lui brilla a tratti, non ripugna eccessivamente e ha sempre quella scopa in mano, mentre Lei crea, vulcanizza e non rompe i coglioni. Tuttavia c'è un fatto strano: Lei è sempre accompagnata da una tipa strana, sono amiche dicono, ma la tipa le è attaccata in modo decisamente morboso, con una gelosia viscerale che stona riferito a Lei, come stona un congiuntivo correttamente abbinato a un condizionale in un discorso di Calderoli. Lui non sa niente di eventuali storie che Lei può aver avuto in quei due anni, Lei mostra un evidente riserbo al riguardo.
Un giorno si vedono da soli. Lui pensa che è l'occasione buona per dirle quello che vorrebbe dirle di più bello, perché... beh, c'è bisogno di spiegare perché?
Un giardino di una piazza bellissima, centrale eppure discreta e non affollata fa da cornice all'incontro. Lui parla nel suo modo brillante, ma è Lei a parlare di più... e a sciogliere il suo riserbo. Lui suda freddo, sempre di più, stalattiti e stalagmiti gli imperlano la fronte oltre ai recessi più imperscrutabili del suo essere. LA TIPA. Beh, in fondo l'aveva sempre saputo, con la sua bastante intelligenza. Era finita da un po', ma le si era attaccata addosso, gelosa marcia, perché c'era un'altra in ballo. Lei aveva dei dubbi ovviamente, che con la tipa potesse essere stato un episodio folle e travolgente. Ma conosceva un tipo non ripugnante, disponibile, intelligente (in modo bastante), simpatico (a suo modo), brillante (a tratti), e che scopa benissimo (ma Lei non poteva saperlo, e poi che avete capito, eh?), e se non poteva andare con Lui (perché non poteva andare, questo era chiaro)... beh, non poteva andare con nessun altrO.
Bello sentirsi utili, pensa Lui, smoccolando POCHISSIMO.
E pensa a immagini banali quanto incontrovertibili, tipo le rette parallele che sembrano incontrarsi all'infinito o le costellazioni che sembrano un tutt'uno ma sono una proiezione fittizia di stelle distanti decine, centinaia, migliaia, milioni di anni luce che magari mentre ne guardiamo l'immagine son già esplose in una supernova o collassate in un buco nero.
Ma soprattutto ha marchiata a fuoco in tutto il suo spaziotempo vitale un'altra perla di quel poeta meraviglioso.
Sei la mia schiavitù sei la mia libertà
sei la mia carne che brucia
come la nuda carne delle notti d'estate
sei la mia patria
tu, coi riflessi verdi dei tuoi occhi
tu, alta e vittoriosa
sei la mia nostalgia
di saperti inaccessibile
nel momento stesso
in cui ti afferro.
sei la mia carne che brucia
come la nuda carne delle notti d'estate
sei la mia patria
tu, coi riflessi verdi dei tuoi occhi
tu, alta e vittoriosa
sei la mia nostalgia
di saperti inaccessibile
nel momento stesso
in cui ti afferro.
Oh, mica penserete che io sia Lui eh?
Io uso l'aspirapolvere.
AUGURI A TUTTI!!