lunedì 20 dicembre 2010

L'arte di correre

Ebbene, mi sono in parte riconciliato con la neve. Sabato di nuovo me ne torno a casa a piedi dal lavoro e ne approfitto per qualche foto all'universo bianco che ha trasfigurato la città, splendente sotto un cielo finalmente limpido. Ecco qua.

Il triste policlinico di Careggi ha un altro aspetto eh. Il dubbio è: dove son finite le tante nutrie del Rio Freddo inquadrato. Non ce n'è traccia. Viva preoccupazione in cucina...


Siamo sicuri che la cartellazione sia corretta?

 Una sega. Renzi, smettila di fare il rottamatore, che ti viene male, e quest'altra volta vieni a spalare, che se stanotte non pioveva le strade rimanevano come in foto. (eh ma anche gli occhi rimangono a mezzasta come sempre).
TRRRRRRRRRRRRRRR... che è? Scilipoti al citofono? No, La Pira che si rigira nella tomba.
Domenica avevo in programma di correre per 20 km. Potevo forse rinunciare?  me ne esco lo stesso a costo di fare in su e giù sul marciapiede negli unici 100 metri sgombri. Un'esperienza correre sulla neve, wow. L'anno scorso con la neve ero andato al parco delle cascine, ma c'era un corridoio centrale libero e si correva bene (salvo esser riuscito a rovinare per le terre di groppone pieno, per scansare un cane). Quest'anno sulla neve o nulla. Ghiaccio vivo non ce n'era, in qualche tratto pappa, in qualche altro dura, in altri fresca che le gambe godevano, come a correre sulla sabbia. Faticosissimo, più di 11 km a 5'15" non era possibile fare.




 Come immaginavo, non ero il solo a voler provare l'ebbrezza. Ho incrociato diversi altri podisti, alcuni bikers con ruote improbabili, anche uno sciatore di fondo nel prato di fronte a Villa Reale. E ora direi che per gli anni dieci del ventesimo secolo s'è dato, eh?


Mentre correvo su quell'ameno fondo bianco, ora affondando nel burro ora accarezzando il duro e insidioso cristallo, mi è tornato in mente un libro letto un po' di tempo fa, L'arte di correre del giapponese Murakami Haruki, scrittore con all'attivo una maratona all'anno a partire dal 1983.
Murakami parla della corsa in relazione alla sua attività di scrittore. Una prospettiva interessante.
Correre è un'arte? non è di questo che parla Murakami. Scrivere è certamente un'arte. E anche un'attività pericolosa, che genera tossine nell'animo dello scrittore. Correre è per Haruki il modo di eliminare le tossine, detto in estremissima sintesi.
Sono sincero, questo libro è stato una delusione. Nella mia mente malata mi ero immaginato Haruki parlare della strada, dei prati, dei sentieri come tele su cui far correre scarpe munite di ideali pennello e matite.
Lo avevo visto voler usare lo scalpello di una preparazione accurata per ricavare da un blocco di marmo grezzo lo stato di forma di un'opera finita per affrontare la propria sfida podistica.
Oppure la musica! io non la so leggere però... ritmi, tempi, fughe, contrappunto, m'immaginavo che un paragone ci potesse stare.
Che altro? un palcoscenico? possibile.
Ma più di tutto pensavo (e bramavo di leggere) che l'immagine che uno scrittore - cazzo! - affermato potesse creare più agevolmente fosse quella di strade come fogli bianchi su cui vergare con suole munite d'inchiostro le proprie prose, o poesie.
Invece, niente di tutto questo. Per Haruki la corsa è uno valvola di scarico. Che banalità. Almeno, cambia titolo.
E allora sarò banale anch'io, e riporto una definizione da Wikipedia: "L'arte, nel suo significato più ampio, comprende ogni attività umana - svolta singolarmente o collettivamente - che porta a forme creative di espressione estetica, poggiando su accorgimenti tecnici, abilità innate e norme comportamentali derivanti dallo studio e dall'esperienza". E allora, può uno sport non essere un'arte? Faccio quindi mia l'immagine dei fogli bianchi, e dico che quando corri dipani il tuo racconto sulla strada, oppure il capitolo giornaliero di un libro che non prevede una parola fine preordinata. E i tuoi racconti si intersecano con quelli di altri che correndo scrivono, o scrivendo corrono intorno a te, ciascuno con la sua storia da raccontare, del genere che più gli si addice.
E per quanto tu scriva, la volta successiva ritrovi i fogli di nuovo bianchi, pronti ad accogliere una nuova storia. Proprio a questo pensavo calcando strade già percorse tante volte, trovandole per la prima volta innevate.
Concludo il delirio mandando un abbraccio affettuoso a tutti quelli che erano iscritti alla Maratona di Pisa, con le loro storie non scritte causa una risma di carta difettosa.


16 commenti:

  1. ci aspettavamo più toscani, ma date le circostanze siete giustificati... per questa volta!

    RispondiElimina
  2. Come hai fatto a correre domenica? Bravo, hai avuto coraggio. Io sono ancora in letargo...

    RispondiElimina
  3. Il libro l'ho letto anche io, e forse a novembre, come lui, correrò anche la Maratona di Atene... come dici che pero' non ho visto la neve toscana ... ???
    Beh, anche qui sbagli ...l'ho vista e toccata

    RispondiElimina
  4. Per il problema neve avresti potuto chiedere una pala a qualche manifestante/infiltrato/infeltrito di ritorno da Roma.

    RispondiElimina
  5. A guardar bene ogni volta la stessa strada è sempre diversa. A guardar bene. Me certe volte è più diversa. Ciao.

    RispondiElimina
  6. Magari non ci credi. Ma ti capisco benissimo. Guarda, però, che é per lontani ricordi di gioventù.

    RispondiElimina
  7. IO sulla neve un ce la fo! NOn ho l'abbigliamento adatto.

    RispondiElimina
  8. Mi sono fermato sull'immagine di quelli che scrivendo corrono.

    Comunque, ecco, ho pensato anche che dovrei smettere di fumare. Così, in generale.

    RispondiElimina
  9. Correre per te è più o meno la stessa sensazione mia di quando di sta in sella a cavallo. Non pensi più a niente, e come lo definisco io "è come entrare in una bolla temporale" dove ci sei solo tu e il cavallo. Una sensazione da provare.
    :)

    RispondiElimina
  10. Eh eh Alberto coglie bene il punto. Però anche chi ci passa è sempre diverso.

    Diciamo Stefy che la tua mente non ti domina ma tu domini lei. Dovrebbe essere sempre così.

    RispondiElimina
  11. webbino..tu sei un vero artista.. di strada. ;)
    (scusami, la Grace si è impossessata di me. :D)

    RispondiElimina
  12. Pure io, da ciclista (prettamente estivo), capisco quello che dici sullo sport e l'arte. Questo vale in particolare per sport come la corsa, il cavallo, le ciaspole o lo sci di fondo ... è un muoversi diverso da quello su quattro stupide ruote. A differenza del muoversi in auto, vedi e capisci la strada, la leggi e la scrivi ...

    RispondiElimina
  13. Hahahah Patuzza...
    Webbolo..faqqualcosa..urla: "GRACEEEEEEEE ESCI DA QUESTO CORPO"!
    "Strade come fogli bianchi su cui vergare con suole munite d'inchiostro le proprie prose, o poesie."
    Mi piace quest'immagine..
    SCRIVI BENE ALLA PROSSIMA MARATONA mi raccomando..che poi di sicuro passo a leggerti :)

    RispondiElimina
  14. Quel commento "Siamo sicuri che la cartellazione sia corretta?" mi ha fatto sbellicare caro wr! In effetti vedere Firenze in questo modo non dev'essere molto familiare! Però ti invidio il coraggio da corridore, che ammetto io come Inneres non avrei sicuramente avuto. Magari sarei stato più propenso alla bicicletta come Alli :)

    RispondiElimina
  15. Bellissimo sulla neve. Parco Nord quanto mi manchi! :(((( Murakami dopo i primi m'ha un pochino delusa. E per me che son innamorata della letteratura orientale è tanto! Un libro sulla corsa, scrivilo tu allora! :))) Son sicura che ne verrebbe fuori un capolavoro!

    RispondiElimina
  16. Wow, questi ultimi commenti.
    Mi commuovètti.
    Baci&abbracci a bimbe&bimbi.

    RispondiElimina