giovedì 10 febbraio 2011

Doping, e ancora stramaledetto doping.

Mi chiedo da anni cosa può portare un atleta, giovane o meno giovane, forte o meno forte, dalla cultura più o meno vasta ad avventurarsi nei tristi e loschi meandri del doping. 
E' il "sistema" che è marcio di suo, oppure ha delle falle e i più furbi riescono a infilarcisi? è voglia di apparire ed emergere ad ogni costo, anche a scapito della salute? Sono vittime, ma di aguzzini senza scrupoli o solo e soltanto di se stessi?
Una cosa è certa, quando qualcuno si addentra in una strada così impervia, che sia una sua scelta o sia caduto in un gioco più grande di lui, non è più degno di essere chiamato sportivo. Lo sport è prima di tutto sfida con i propri limiti, una sfida in cui non è concesso barare, e questo vale ai massimi livelli agonistici come ai nostri livelli amatoriali. Trovo inconcepibile barare per sembrare quello che non si è, è un'incommensurabile confessione di mancanza di qualità interiori, che si cerca di vicariare potenziando quelle "esteriori". Come, che so, un ultrasettantenne di infime qualità morali che si ricopre la testa di un percolato radioattivo e si circonda di ragazzine coprendole di euri (tralasciando i reati connessi, basterebbe questo per foderare la sua coscienza di scaracchi purulenti).
L'ultimo caso mi fa veramente torcere le budella, perché si tratta di un recidivo che era da poco tornato alle gare. Riccardo Riccò, ventisettenne ciclista emiliano secondo al Giro d'Italia 2008.
Il Rick Astley delle due ruote
Il tipo qui fu colto per la prima volta con le mani nel trogolo al Tour 2008, risultando positivo al CERA, l'EPO di terza generazione. Lo ricordo spavaldo un paio di giorni prima quando, vincendo a Bagneres du Bigorre dopo essere scattato sul col d'Aspin, sul traguardo si rivolse alla giornalista Rai con un "che classe!" che a risentirlo ora fa venir voglia di prenderlo a coomeri sur groppone mentre è in discesa sul Pordoi, se ce lo fanno tornare. Squalificato per due anni, poi ridotti a 20 mesi per "collaborazione", è tornato alle gare l'anno scorso. Tre giorni fa Riccò ha un malore e va al pronto soccorso dell'ospedale di Pavullo. Diagnosi - pare - insufficienza renale dovuta a un'autotrasfusione che il corridore si sarebbe fatto a 25 giorni di distanza dal prelievo del sangue. Per questo ora rischia la radiazione come recidivo, e sarebbe anche il caso.
A che cosa si arriva... per 25 giorni avrebbe conservato il proprio sangue in casa... mi chiedo se fosse consapevole dei rischi che correva. Per cosa poi? per tornare a vincere in modo immeritato come due anni fa?
Non è il primo e purtroppo non sarà l'ultimo. La lista si allunga sempre più, e tanti sono tra l'altro i casi curiosi, perché chi bara non ha evidentemente la faccia per ammetterlo, e si inventa le scuse più becere (Qui una discussione di qualche mese fa in proposito, e chissà che chi la propose non si senta "evocato").
Tante le delusioni in questi anni, e mi limito agli sport che preferisco, ciclismo e atletica. Nel ciclismo gli ultimi anni sono stati un bollettino di guerra, ogni nome è un colpo alla speranza di uno sport finalmente pulito.
Birillo
In Vino Mendacio
I sospetti su Armstrong. Le confessioni di Floyd Landis. Stefan Schumacher, il cui avvento avevo salutato come la comparsa di un calzolaio finalmente decente nel mondo dello sport. L'"operacion Puerto", che coinvolse una marea di gente, da Ullrich a Valverde a Birillo Basso. L'ultimo grande, Alberto Contador, che in questi giorni sta arrampicandosi eternamente sugli specchi (oh, mi piacerebbe dargli retta, ma via...). E poi due che venivano da tutti considerati modelli di pulizia, Alexandre Vinokourov e Davide Rebellin, beccati mica da ragazzini.





Come dimenticare poi quest'individuo?

E questa tizia
Ecco, mi fermo qui perché son senzibbile e ho già lo stomaco sottosopra.
E come non chiudere con un classico del buonismo inutile, gli SPOT ANTIDOPING? Questo è stato premiato come miglior spot 2009 dalla (ahahahahah) nazionale italiana di calcio. Ecco, a guardare 'sta roba si dà quasi ragione a Riccò. 

Volete un VERO spot antidoping? foto a confronto. Negli anni '70-'80 nella ex DDR c'era il doping di stato, in particolare per le donne ("è facilissimo dopare una donna, basta farla diventare un uomo"). Dopo il 1990, di tutte le campionesse che spadroneggiavano nell'atletica, una sola rimase ad alto livello  nella Germania unificata: Heike Daute-Drechsler, una delle più grandi atlete di ogni tempo, in grado di vincere mondiali, europei ed olimpiadi dal 1983 al 2000. 
Questa la ventenne Drechsler negli anni '80.




















Questa invece la Drechsler a fine carriera dopo aver trionfato ancora alle Olimpiadi di Sydney, nel 2000, a 36 anni.



Ora, se a quasi quarant'anni una sembra la figlia di se stessa a venti (e questa non sembra sua madre, bensì suo padre, ma avendocelo più lungo), io dico che i danni del doping li capisce anche un Riccò, ok?

18 commenti:

  1. non ci sono più i campioni di una volta… a quelli bastavano una ciabatta, formaggio e salame e un bicchierozzo di vino. Ho ancora negli occhi i filmati e i racconti di qualche sera fa dei grandi Gino e Fausto!

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  2. ANCH'IO CONTINUO A CHIEDERMI CHE COS'ABBIANO IN TESTA QUESTI RAGAZZI. RICCò è UN COGLIONE (TRA L'ALTRO NON SO SE LO SAI MA PURE LA SUA FIDANZATA FU SQUALIFICATA..)

    Io ogni volta che mi appassionavo ad un corridore ecco che quello finiva nella merda. Pantani (che secondo me è stato fregato), poi Basso e poi Riccò. Ha ragione Ettore Torri a dire che sono tutti dopati

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  3. da anni per disgusto non riesco più a seguire il ciclismo... se penso a come mi incantavano la sua epica e la sua poesia, specie nelle tappe di montagna del Giro e del Tour...

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  4. Non sono mai stata appassionata di ciclismo... lo seguivo soltanto con i miei genitori quando c'era Pantani... poi in seguito a tutti gli scandali successi mi son proprio rifiutata!!! è solo un mondo di esaltati che ha rovinato uno sport molto bello a contatto con la natura..

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  5. Troppo buonismo...
    Sei pizzicato una volta? Sei fuori!
    Web runner ti consiglio il raro e introvabile "Campioni senza valore" di Sandro Donati.

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  6. Ho provato l'esperienza degli integratori alimentari (proteine, creatina, amminoacidi...ecc) quando estremizzavo molto la fase sportiva, per avere giovamenti estetici o performanti. Nel complesso non eccedevo mai, anzi mi mantenevo al disotto delle dosi consigliate (dal medico), ora come prima pratico sport per passione, piacere, e gusto personale e tornando indietro non utilizzerei aiutini vari, che per altro non erano dopanti. Ora analizzanto il tutto nel complesso, come tu stesso dici, è il sistema che esige questo e se non ti adatti sei fuori per trarne profitto o sei fuori perchè non hai risultati, quindi non accettato dagli altri...
    In finale non c'è rispetto per nulla neanche per se stessi.

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  7. Possibile che anche una cosa bella come lo sport debba trasformarsi in questo? Non vale più il motto che basta partecipare con passione eh?! Mi sembrava così bello, così "nobile"...

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  8. Prendo spunto dall'ultimo commento: secondo me non basta partecipare, io almeno non mi divertirei (ma è una questione personale). Ma gareggiare per provare a vincere o a dare il meglio di sè è lontano anni luce dal doping.
    Le motivazioni credo siano tante, soprattutto la classica "scorciatoia" che nel nostro Paese va' tanto di moda. Se l'associamo a ignoranza, cultura sportiva malata, dirigenti e tecnici che spingono verso queste pratiche dei giovani speranzosi, ma vuoti "dentro", il gioco è fatto.
    Sono dell'idea di Franchino, se ti prendono sei fuori. Tanto uno che prova ad andare veloce a quel modo, con quell'aiuto, non ce la fa più ad allenarsi e gareggiare normalmente, ci riprova perchè gli sembra di andare piano. L'ha fatto anche Barbi, il maratoneta, lo ricordate? Che si metteva il cardio per dormire, perchè il doping gli abbassava talmente tanto i battiti che rischiava il collasso. Suonava il cardio sotto una certa soglia e lui si metteva sulla ciclette per alzare le pulsazioni... normale no?

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  9. Da appassionato di ciclismo ammetto che, dopo tutte queste vicende di doping, non riesco più ad esaltarmi.Puntualmente,i corridori che fanno sfracelli vengono poi beccati con le pive (le droghe) nel sacco (nel sangue).

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  10. Bel post. Veramente.

    Ti invito a leggere questo post che misi io 2 anni fa ...non tanto per le poche banalità che ci scrissi, quanto per i tanti commenti che ne scaturirono.

    http://corseggiando.blogspot.com/2009/03/doping-cosa-ne-pensate-e-quanto-ne.html

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  11. Anche io non vedo più ciclismo da anni. E Riccò è uno dei più stupidi.

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  12. Grazie a tutti per questi commenti, e devo dire che scrivendo il post forse più di tutte avevo in mente la storia di Roberto Barbi, che poi non ho citato, grazie a Oliver.
    Bellissimo il dibattito che sono andato a leggere da Giancarlo, peccato non aver frequentato la blogosfera a quei tempi!
    Trovato il libro citato da Franchino, sembra veramente interessante, lo leggerò.

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  13. E' davvero un tema triste, tristissimo quello del doping. E' proprio il caso di dire che lo sport muore quando inizi a doparti. E quando vedo le gare sportive, vedo uno che schizza più di altri mi chiedo sempre se quello sia dopato. Il doping uccide la passione per lo sport, non resta più nulla di epico.

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  14. Sport vuol dire onestà, vuol dire competizione leale, vuole dire dare tutto quello che si ha dentro per porte dire qualunque sia il risultato... ho vinto.
    Questo sport non esiste più nei grandi slam, esiste ancora in qualche piazzetta dove c'è un bimbo che fa segno ad un altro bimbo di entrare e giocare con lui...
    :(

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  15. Bellissimo post e bellissimi commenti!
    Vorrei sottolineare una cosa ovvero: l'ipocrisia delle squadre, nel ciclismo, che cacciano il dopato che viene beccato. Sia chiaro, non sto dicendo che lui non debba essere squalificato, semplicemente lo sappiamo tutti che sono le squadre stesse a dare il doping agli atleti, salvo rare eccezioni. La famosa OPERACION PUERTO ne è un esempio lapalissiano, senza dimenticare tutte le volte che i Nas vanno a fare i controlli e trovano qualsiasi porcheria nella farmacia delle squadre, che a volte si sciolgono e poi ricompaiono.
    Il problema sono sia gli atleti che vogliono vincere usando mezzi illeciti che le squadre, si dovrebbe fare piazza pulita.
    Complimenti all'atleta Drechsler vero esempio sportivo!

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  16. D'accordissimo con Davide ed Ernest, che ben descrivono come dev'essere lo sport, e come spesso non è agli alti livelli.
    Grazie, Silvietta, per il tuo commento, veramente pertinente e sensato.

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  17. Grazie Web Runner;). Felice di aver dato il mio piccolo contributo.
    Concordo anche io con Davide ed Ernest: magari lo sport fosse sempre così ad alti livelli.
    Stavo pensando... non so se sapete che in Brasile da un po' di anni sono cambiate alcune cose e la storia del ragazzino che prima prendeva a calci le arance e poi diventa campione, ultimamente non è più possibile, visto che per presentarsi ai provini, occorre avere un padrino...

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  18. Ma sei sicuro che fosse doping quello della Drechsler? Perchè io c'ho quella faccia là sopra quando mi sveglio al mattino e quell'altra faccia lì sotto subito dopo essermi truccata...

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